Cos'è?
È una malattia dovuta all’alterazione (= mutazione) di un gene da cui dipende la produzione di una proteina, detta SMN, che è fondamentale per la sopravvivenza dei motoneuroni: le cellule nervose situate nel sistema nervoso centrale che comandano il movimento di tutti i muscoli.
Nei malati i motoneuroni muoiono con conseguente assottigliamento e debolezza dei muscoli ad andamento progressivo.
Sono state distinte diverse forme della malattia sulla base dell’età di inizio e della gravità.
La SMA tipo 1 è la forma più grave e riguarda circa il 50-60% dei bimbi con questa malattia. Ha inizio entro i primi sei mesi di vita, tipicamente tra il 2° e 3° mese.
I bambini colpiti presentano: ipotonia (flaccidità) e debolezza dei muscoli, che coinvolge anche i muscoli respiratori e della deglutizione: i bambini non riescono a muoversi, a respirare sufficientemente, ad alimentarsi e l’aspettativa di vita, in assenza di interventi terapeutici, non supera i due anni di età.
Ma anche le forme meno gravi comportano problemi più o meno importanti nel camminare, respirare, muoversi e conseguenze scheletriche come la scoliosi.
Quanto è frequente?
La SMA costituisce la più comune causa genetica di morte infantile: colpisce circa 1 neonato ogni 10.000.
Circa 1 soggetto su 40-60 nella popolazione generale è portatore sano di SMA.
La modalità di trasmissione è autosomica recessiva: se entrambi i genitori sono portatori sani del difetto genetico hanno il 25% di probabilità di trasmettere la malattia a ciascuno dei figli.
Le cure
Oggi esistono farmaci fino a pochi anni fa impensabili che, sulla base delle esperienze finora raccolte (brevi ma impressionanti), paiono poter davvero curare la SMA, malattia precedentemente gravissima e incurabile.
Nusinersen, Risdiplam e Onasemnogene Abeparvovec (farmaci costosissimi che agiscono direttamente sui geni malati) rappresentano una vera rivoluzione perché sono in grado di rallentare o addirittura arrestare l’avanzare della patologia, consentendo ai bambini affetti uno sviluppo molto simile a quello dei bambini sani.
Ma l’inizio della terapia deve essere estremamente precoce: nei primissimi mesi di vita prima che compaiano i sintomi e quindi la diagnosi deve essere completata al più presto dopo la nascita.
La diagnosi si fa con lo studio del gene SMN.
Purtroppo lo screening neonatale “esteso” cui da un decennio sono sottoposti in Italia tutti i neonati ad oggi non comprende la ricerca della SMA (ci sono solo “studi pilota” limitati a certe Regioni, con tempi e numeri tali da non assicurare l’esame per tutti i nuovi nati).
La ricerca delle portatrici
La frequenza dello stato di portatore non è particolarmente elevata, ma la gravità della malattia e, soprattutto, l’importanza di arrivare alla diagnosi al più presto (possibilmente alla nascita) per poter utilizzare i nuovi farmaci, fa sì che per le coppie di futuri genitori la possibilità di sapere se sono portatori di SMA sia meritevole di considerazione.
Cosa può fare una coppia di portatori?
La coppia può decidere di non avere figli per vie naturali e ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (fecondazione in vitro seguita da diagnosi genetica sull’embrione: vengono impiantati solo gli embrioni che il test genetico ha diagnosticato non affetti da fibrosi cistica).
In caso di gravidanza, si possono fare accertamenti per conoscere la presenza o assenza della malattia nel feto attraverso la diagnosi prenatale invasiva (villocentesi, amniocentesi) In presenza della malattia, si può prendere la decisione ritenuta più appropriata rispetto alle convinzioni personali e alle circostanze: continuare o interrompere la gravidanza.
Si può predisporre una diagnosi genetica precoce alla nascita del bambino, così da non posticipare l’inizio della terapia in caso la malattia sia presente.