Un bimbo piccolo che piange ininterrottamente per un motivo incomprensibile e in modo inconsolabile, può scatenare nel genitore (o in chi lo accudisce) un istinto irrefrenabile a cullarlo sempre più forte, fino a scuoterlo con violenza pur di mettere fine a quel pianto non più sopportabile.
Le conseguenze dello scuotimento, anche se breve, possono essere gravissime: traumi dell’encefalo e delle strutture nervose della testa e del collo tali da provocare disturbi neurologici e cognitivi, paralisi permanenti, cecità, e addirittura (in 1 caso su 4) coma o lesioni mortali.
I più colpiti sono i bambini tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del lattante. Stanchezza, depressione post nascita e tanti altri fattori possono essere riscontrati dietro la Shaken Baby Syndrome, che non conosce distinzione economica, culturale e sociale, ma è più frequente all’interno di situazioni sociali e famigliari fragili, e spesso è parte di un quadro di maltrattamento più ampio.
Il 7 aprile si celebra la giornata di prevenzione sulla Shaken Baby Syndrome con una campagna dal nome: NON SCUOTERLO che arriva in 33 città di 15 regioni d’Italia.